Nella cornice del Festival
latinoamericando a Milano, ho assistito al concerto di Eddie Palmieri,
uno dei padri, se non il padre, della Salsa
nella scena
di New York. Responsabile di quel particolare suono della salsa fatta
con tromboni, all'epoca del jazzista Barry Rogers, un caposcuola nello
strumento a New York, che contribuì con la sua partecipazione alla
"Perfecta" (la storica orchestra di Salsa di Palmieri) a quel suono di
"Salsa con trombone" a cui é appunto assimilata la Salsa di New York.
La Perfecta, l'orchestra che ha segnato la storia della Salsa fin
dall'inizio degli anni '60, l'orchestra dove ci sono passati tanti, da
Cheo Feliciano ad Andy Gonzalez e Manny Oquendo (futuri fondatori del
Conjunto Libre), da Jimmy Bosh (che fu allievo dello stesso Barry
Rogers) a Giovanni Hidalgo "Mañequito" alla conga, da
David Sanchez (il sassofonista Portoricano adesso uno dei protagonisti
della scena jazzistica di New York) a Lalo Rodriguez (che poi
staccandosi da Palmieri divenne il cantante della Salsa Romantica) alla
"India" lanciata da Palmieri stesso nel '92 con il disco "Llegò la
India".
Palmieri dopo una
fase in cui si é dedicato maggiormente al Jazz, soprattutto negli anni
'90, é tornato ad incidere Salsa nel disco
"Masterpiece-Obra Mestra" del 2000, l'ottima produzione realizzata
insieme a Tito Puente, l'ultimo lavoro discografico del Rey del Timbal
prima della sua scomparsa, che vede riuniti un'insieme di ospiti fra
cui Oscar D'Leon. Poi é seguito "La Perfecta II" del
2002, dove vengono recuperati una serie di temi, che La Perfecta,
quella originale, aveva resi famosi, riarrangiati e risuonati nello
spirito originario, ovviamente con una nuova orchestra, appunto "La
Perfecta II", alternati da altri temi di Latin Jazz. Poi recentemente é
uscito "Ritmo Caliente" un disco che non ho ancora ascoltato, ma che
preannuncia essere anche questo un mix fra pezzi di Salsa e di Latin
Jazz.
Prima del concerto lo
abbiamo incontrato in una specie di conferenza stampa, nel back stage
del palco del Latinoamericando, dove a causa del tempo ristretto non ha
potuto rispondere a molte domande. In sostanza, rispondendo a una
domanda di Silvana La Flaca per la rivista "il Salserito" ha dato una
spiegazione sul Latin Jazz "che nasce a New York, quando Dizzie
Gillespie nel 1947 decide di inserire la conga nel suo gruppo, con il
musicista rumbero Chano Pozo proveniente dall'Avana, sponsorizzato da
Mario Bauzà".
Poi su domanda di Pepe Bassan
ha spiegato le caratteristiche del suo ultimo disco, "che é di Salsa,
Latin Jazz e Jazz Waltz, e perfino un pezzo di Bach, uno dei miei primi
approcci al piano, quando cominciai a studiare all'età di 11 anni, un
pezzo fatto a Jazz, suonato anche con i Batà", e sul motivo di questo
ritorno a incidere Salsa, la stessa celebrazione della "Perfecta" con
la "Perfecta II", in sostanza risponde che lo ha fatto principalmente
per rendere tributo a 2 grandi musicisti (il Nordamericano Barry Rogers
e il Brasiliano José Rodrigues) i 2 trombonisti definiti da lui "geni"
ormai scomparsi, "un omaggio al suono che erano capaci di dare alla
Perfecta, non certo al loro modo di suonare, che é unico ed
irripetibile" poi proseguendo nel discorso fa riferimento a Cuba e dice
che "se la salsa dura da almeno 43 anni a New York, é perché
evidentemente c'è qualcosa, é cultura che abbiamo conosciuto da Cuba da
prima del 1960 (anno del suo primo disco a NY ndr). Dopo del 1960 Cuba
ha seguito una tendenza Jazz, Cuba é unica, sia per i suoi tambores e
il modo di suonarli, che per la sua musica in generale. La cultura che
ci trasmettevano queste orchestre cubane prima del 1960, é quello da
cui ho imparato io. Arsenio Rodriguez, Chappotin, El Conjunto Casino,
sono quelli che ci hanno trasmesso a noi una cultura irripetibile, un
certo modo di suonare los tambores, lo stesso arrangiamento orchestrale
unico e originale, cultura che all'epoca ha eccitato chiunque, non solo
me, e mi sento sinceramente fedele a questa cultura". Poi sono riuscito
a fargli una domanda io:
Pachanga
Eddie, tu sei considerato il padre della Salsa a New York, hai
cominciato dal '60. Cosa ci puoi dire sulla scena della musica
afrocarbeña? Tu stesso dopo un lungo periodo di Latin Jazz nei '90, sei
tornato ad incidere Salsa, c'é quindi qualcosa di buono e di nuovo che
si sta muovendo?
Eddie Palmieri
Bene, tutto é cominciato come afro-cubano, poi dopo nei '60 é
cominciata anche l'influenza afro-caribeña perché fu il Portoricano che
prese e adottò quella struttura musicale, adesso possiamo dire che é
afro-mondiale... Però la Salsa in generale, quella che si fa adesso, é
diversa da quella che facevamo noi, o che veniva da Cuba prim'ancora,
questo che in questi anni hanno chiamato Salsa Sensual, Salsa
Erotica... é una musica molto diversa, non ha l'attenzione, la forza e
la resistenza della musica Salsa di prima, gliel'hanno proprio tolta...
("Salsa Boba" ndr) la stessa dinamica musicale della Salsa non da più
quel particolare tipo di eccitazione coinvolgente per il bailador come
era la musica Salsa di prima, la sua struttura ritmica, il modo di
suonarla..."
A questo punto la
conferenza stampa s'interrompeva improvvisamente e Palmieri stesso si
scusava con me, avrebbe voluto continuare l'intervista ma non glielo
hanno permesso per i tempi stringenti. Avrei voluto chiedergli qualcosa
di più sul trombone, su dove si sia ispirato lui nel suonare la Salsa
con i tromboni all'inizio, ma non c'era tempo... Sarà per una prossima
occasione!
E cominciava subito
il concerto, una lunga introduzione in solo del Maestro al Pianoforte a
coda, un'atmosfera Latin Jazz con richiami a varie melodie del Caribe.
Poi entra l'orchestra, un trombone e una tromba in sezione, basso,
conga, timbal e Johnny Rodriguez al bongò, ma soprattutto guiro,
campana e coro. In prima Linea, oltre allo stesso Palmieri nel
frattempo accomodatosi a un piano elettronico Roland, una flautista e
Herman Oliveira, uno dei cantanti storici della salsa di New York, sia
di Palmieri che del Conjunto Libre, del film di Cachao (Cachao, como mi
ritmo no hay dos), di Jimmy Bosh, di molte produzioni di Salsa, quella
vera.
L'orchestra comincia con "Tu tu
ta ta" inserito nel disco "La perfecta II", che Palmieri introduce
dicendo che fu la sua prima registrazione con La Perfecta. Poi alcuni
standard del suo repertorio fra cui anche 3 Chachacha, poi "Vamonos
pa'l monte" e durante il concerto Palmieri ci annuncia di aver appena
ricevuto da NY la notizia della scomparsa di Celia Cruz, a cui gli ha
dedicato subito "La vida es un Carnaval". Il concerto é stato bello,
anche se non c'era il pubblico delle grandi occasioni, molti latini,
pochi Italiani. Io penso che non ci si stanca mai di vedere Eddie
Palmieri dal vivo, in questo concerto purtroppo ho notato mancanze,
senz'altro dovute a questioni di mercato, per cui é difficile portare
in Europa un'orchestra al completo. Ci si sarebbe aspettato da Eddie
Palmieri una sezione fiati più completa (tromboni e trombe), ma
evidentemente si sconta la difficoltà della salsa a girare
internazionalmente, anche perché é una musica che per suonarla
propriamente e a tutti gli effetti implica almeno 12/13 persone
nell'orchestra, cosa non sempre possibile per i costi delle tournée,
con Palmieri erano in 9 a suonare. A un certo punto é salito sul palco
a cantare anche "Watussi", il celebre cantante Salsero Venezuelano
della scena di New York, che però da alcuni anni vive stabilmente a
Milano
Ma Palmieri é sempre
Palmieri, e ce n'é uno solo, il suo piano una costellazione di note
bianche e nere inquadrate in una ritmica che é sempre da metronomo
svizzero, nessuna sbavatura, un piano che da solo fa metà del ritmo
dell'orchestra intera, un treno in corsa. Alla Conga e al basso
rispettivamente un ottimo Jorge Delgado e Joe Santiago, nell'insieme
una serata molto piacevole, di Salsa, quella buona che raramente si
vede in giro per i nostri locali latini sparsi per la penisola.
Copyright 2003 by Paolo "Pachanga"
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